Dall'altra parte dello schermo: l'esperienza di un'insegnate


Per tre mesi la scuola ha avuto l'aula nel web; mancano dunque mura, banchi, suono della campanella, ma soprattutto manca il contatto. La mia esperienza da insegnante di scuola primaria in questo tempo è stata molto particolare perché all’inizio della pandemia io, essendo ancora precaria,  non avevo nomina di supplenza, e dunque non ho partecipato alla didattica a distanza con una scuola specifica da docente, ma ho deciso di offrire la mia disponibilità a quanti fossero in difficoltà scolastiche.

Ho seguito bambini e ragazzi di scuola primaria e secondaria sia di primo che secondo grado, fornendo loro delle lezioni di recupero e potenziamento. Il tutto ovviamente si è svolto via web, con lezioni a distanza data la quarantena; già dalle prime lezioni però ho compreso che non avrei potuto svolgere attività di potenziamento delle varie discipline, bensì di accompagnamento degli alunni.

Ho sperimentato la difficoltà di riuscire a spiegare un argomento telematicamente: bisogna davvero raccogliere tutte le proprie forze per far comprendere un argomento, verificare che sia stato svolto correttamente un compito e verificare che ci sia stato effettivo apprendimento, a distanza.

I ragazzi da parte loro, si sono ritrovati proiettati in una “realtà irreale”, una realtà fredda fatta di 40 minuti di lezione tra la linea instabile della rete, le distrazioni dell’ambiente domestico.

Spesso oltre lo schermo del computer non si è guardato al bisogno, alla difficoltà, alla solitudine dei ragazzi, ma ci si è soffermati al programma da finire, al compito da consegnare.

Personalmente mi sono ritrovata proiettata in un mondo parallelo surreale fatto di un bambino della scuola primaria e, una ragazza della scuola secondaria che si prepara ad affrontare la maturità, con bisogni specifici dell’apprendimento con crisi di nervi vere e proprie perché i compiti erano troppi e perché non sono stati offerti loro gli strumenti adatti per affrontare la didattica a distanza; altri ragazzi invece, facevano finta di essere in lezione, ma intanto dormivano o facevano altro.

Molti scolari non sono stati raggiunti dalla didattica perché non hanno il computer, o la rete wifi o perché, pur avendo un cellulare con collegamento internet, abitano in una zona dove il segnale dell’operatore non è sufficientemente coperto.

È stata dura lottare affinché l’apprendimento, l’istruzione avesse il suo proseguimento... il “bambino non è un vaso da riempire, ma un focolaio da accendere”. Siamo agli sgoccioli di questo anno scolastico, la didattica a distanza lascia un grande vuoto nell’istruzione; i programmi sono stati terminati, ma l’apprendimento non c’è stato.

Maria T., Caserta


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